In
questo articolo intendo dimostrare che il documento informatico è
intrinsecamente meno affidabile di quello cartaceo poiché sono
presenti più passaggi interpretativi tra il mezzo fisico di supporto
del significante ed il significato.
In
un tradizionale documento cartaceo l’informazione che si riceve è
una interpretazione dei segni stampati attraverso convenzioni
culturali (alfabeto, lingua).
Passiamo
ora ad esaminare un tipico documento informatico di testo, sotto
forma di file DOC, che appare come segue nel programma di
videoscrittura:
Se
si apre lo stesso file con un programma in grado di mostrarne il
contenuto letterale (un Text Editor, ad esempio il blocco note)
apparirà questo:
È comunemente noto che le informazioni digitali sono memorizzate sotto forma di Byte (a loro volta composto da Bit, la “sequenza di valori binari” di cui al c. i-quinques art.1 del C.A.D.).
Se
apriamo il file con un programma in grado di mostrare i Byte (un
editor esadecimale, in gergo) avremo:
Questi codici numerici, i Byte, sono poi tradotti in modulazioni elettriche o magnetiche che costituiscono fisicamente la memorizzazione su dischi o chiavette.
L’informazione
che l’utente ottiene deriva, come nel caso cartaceo, da una
interpretazione dei segni visualizzati attraverso convenzioni
culturali ma, in aggiunta, anche attraverso l’elaborazione
effettuata dal computer di codici numerici secondo convenzioni
tecniche.
È
inopinabile che si aggiungono passaggi rispetto a quelli già propri
del cartaceo, quindi ulteriori potenziali fonti di traduzione e di
errore.
L’eccezione
più ovvia è quella secondo cui gli algoritmi di elaborazione sono
rigorosi, standardizzati, e quindi daranno infallibilmente sempre lo
stesso risultato esatto.
Posso
replicare con una serie di esempi di mia esperienza diretta in cui
intervengono malfunzionamenti software oppure malintesi nell’utilizzo
dei programmi che portano a male interpretare un dato.
Esempi tratti da casi reali
Caso 1: estensione di file errata o mancante
In
ambiente operativo MS Windows il tipo file, ovvero la natura del
contenuto, è convenzionalmente segnalato dalla “estensione”, la
sequenza di tre lettere precedute da un punto al termine del nome del
file. Ad esempio un file di videoscrittura può avere il formato
“.doc”, una fotografia “.jpg” ecc.
Se
l’estensione viene cancellata o cambiata impropriamente, ad esempio
a causa di un errore nel salvare o rinominare il file, il
destinatario potrebbe non riuscire ad aprirlo.
Il
file potrebbe non aprirsi e mostrare un errore, oppure potrebbe
aprirsi attraverso il programma sbagliato e mostrare una sequenza di
caratteri incomprensibili. Su computer Apple o Linux potrebbe aprirsi
ugualmente perché questi sistemi riescono a riconoscere un file
direttamente dal contenuto oltre che dall’estensione.
Caso 2: File P7M
Una
versione ormai obsoleta di un software di firma digitale ha
manifestato in certi casi un difetto nel visualizzare il contenuto di
file firmati P7M, quindi firmati digitalmente con modalità CADES (si
veda il mio articolo sulle firme digitali).
Il
problema si manifesta quando vengono aperti in momenti successivi
diversi file P7M con nome identico. Un caso frequente è
“relata.pdf.p7m”. In questo scenario viene visualizzata
correttamente la prima relazione di notifica, mentre aprendo le
seguenti, viene visualizzato erroneamente ancora il primo documento.
Ciò può comprensibilmente creare panico presso gli studi Legali che
temono di avere inviato notifiche PEC clamorosamente (ed
inspiegabilmente) errate. In questo caso si tratta di un errore di
sola visualizzazione, il contenuto è di fatto corretto.
Caso 3: PDF con firma PADES
Quando
ad un documento viene apposta una firma secondo lo standard PADES,
non viene modificata la sua estensione PDF. L’unico modo per
verificare l’effettiva presenza della firma digitale è quello di
aprire il file con un software idoneo: un software di firma digitale
oppure il famoso visualizzatore Adobe Reader. La presenza di una
firma digitale valida è testimoniata da una barra visualizzata al di
sopra del documento:
I problemi sorgono quando un utente visualizza lo stesso file con un visualizzatore generico che non è in grado di rilevare la firma PADES. La situazione si verifica ad esempio in ambiente Apple MAC poiché il sistema operativo OsX apre i file PDF attraverso il visualizzatore integrato “Anteprima” che non mostra alcuna evidenza della firma. L’utente potrebbe erroneamente ritenere che il file sia privo di firma digitale ed eccepire la regolarità di una notifica, di un deposito ecc.
È
utile quindi per il mittente rimarcare la presenza di firma digitale
inserendo un segno grafico o una dizione che segnali la presenza
della firma (in genere il segno grafico viene automaticamente apposto
dai software di firma digitale).
Dal
punto di vista del destinatario, se si ritiene che il file sia privo
di firma dovuta, consiglio di aprirlo con Adobe Reader nella versione
X o Dc, oppure Dike od ArubaSign.
Caso 4: Nomi di file contenenti caratteri di punteggiatura e lettera accentate
È
noto che non è possibile utilizzare particolari caratteri nel nome
dei file, quali ad esempio le barre (\, /), l’asterisco, i due
punti ed il punto di domanda.
I
caratteri proibiti variano a seconda del sistema informatico
utilizzato. Ad esempio MS Windows non ammette \
/ : * ? “ <> |. Provare per credere!
I
sistemi Apple OsX e GNU/Linux sono più tolleranti, ed è possibile
che un file formato su uno di questi sistemi non risulti apribile in
MS Windows.
Alcuni
caratteri creano problemi se usati nell’oggetto delle email.
In
almeno due occasioni ho riscontrato problemi di apertura di atti
digitali depositati nel processo telematico oppure notificati via PEC
attribuibili alla presenza nel nome del file, di caratteri accentati
(à, è, ò, ù, ì) oppure segni quali ° e &. Questi caratteri
di per sé possono essere utilizzati nella denominazione ed il file
si apre regolarmente sullo stesso computer su cui sono formati, ma si
possono manifestare difetti di compatibilità con i sistemi
informatici su cui andranno a trovarsi in seguito. Le implicazioni di
carattere giuridico sono pesanti e di difficile attribuzione.
Conclusioni
Pur
lavorando nel campo informatico, intendo evidenziare i rischi
comunque connaturati all’informatizzazione e mettere in guardia gli
utenti dai rischi potenziali. Invito a non porre eccessiva fiducia
nei mezzi tecnici, che devono essere al servizio dell’Uomo e non
viceversa.
Non
dare mai per scontato ciò che appare a video e, nei casi dubbi, è
importante verificare attentamente e criticamente, rivolgendosi
eventualmente ad un consulente specializzato.
Per
concludere consiglio di optare per l’utilizzo di “formati aperti”
per la memorizzazione dei file, formati cioè basati su protocolli
pubblici e condivisi (esempio il PDF, come notoriamente richiesto nel
PCT), e “software liberi” per la gestione degli stessi.